"L'arte è fatta per disturbare, la scienza per rassicurare"

Da Instagram alla lattuga
(Piemme, Mondadori)

Nel 2020 ho scritto un saggio di divulgazione sulla cultura visuale: volevo fosse accessibile malgrado il tenore degli argomenti trattati lo rendesse più simile a un testo di filosofia estetica che a un manuale di arte contemporanea for dummies. L’idea era quella di spiegare la portata delle rivoluzioni visive che hanno caratterizzato tutto il XX secolo, attraverso esempi concreti di fruizione visuale: usare i social, muoversi in un supermercato, ricordare la copertina di un disco sono attività caratterizzate dall’interpretazione (più o meno consapevole) di immagini veicolate con cura, strategia e attenzione al design.

Dove si nasconde l’arte, e perché oggi ne abbiamo (un disperato, ma inconsapevole) bisogno?

Milioni di persone fingono che l’arte non abbia nulla a che fare con la loro vita. Ma l’arte, in questo strano mondo postmoderno, è ovunque. Letteralmente. Si nasconde nelle immagini che passiamo in rassegna su Instagram (dove siamo tutti artisti, senza neppure saperlo) e nella lattuga piena di conservanti che appassisce nei supermercati. L’arte ci rimette in contatto con uno spettro infinito di emozioni anche negative: a volte ci ricorda che la morte esiste, talvolta ci fa sentire completi ed eterni. La cerchiamo quando siamo tristi e finiamo per credere che sia roba per depressi, quando invece è un racconto di resilienza e guarigione. L’arte può diventare uno specchio in cui riflettere la nostra identità, l’arte può unire e contemporaneamente creare interstizi di solitudine – spazi, sempre più rari, in cui affrontare noi stessi. L’arte è la fatica di ascoltare, è il coraggio di andare oltre le apparenze. L’arte è una splendida palestra dove riscoprire quell’empatia che ci fa provare dei sentimenti che nemmeno sospettavamo di avere, e vivere, infine, mille vite diverse.
Da Instagram alla lattuga è un “saggio d’amore” originale e spiazzante verso un mondo di cui siamo intrisi, più di quanto possiamo immaginare. Perché l’arte è ovunque. Basta guardare, imparare a guardare.”

Graphic. Novel.

UN NOIRE/SCI-FI  SCRITTO CON UN FISICO TEORICO

Nel 2021 ho conosciuto Davide De Biasio, un fisico teorico dottorando al Max Plank Institute di Monaco di Baviera. Abbiamo collaborato su diversi social network creando dei contenuti divulgativi che ibridassero arte, cultura visuale e fisica quantistica. In breve: siamo diventati amici. Molti anni fa avevo scritto la sceneggiatura d’una serie TV che avevo proposto ad Amazon Prime. All’epoca (era il 2014), gli Studios opzionarono il materiale per qualche mese, ma non se ne fece nulla.

La serie era marcatamente fantascientifica, e così, conosciuto Davide, gli ho proposto di leggerla per darmi un parere “tecnico” sull’idea che avevo cercato di sviluppare. Con il passare del tempo ci siamo accorti entrambi che le sue intuizioni, le competenze e il suo inatteso, almeno per me) talento nello storytelling erano sprecate per limitarsi a una generica revisione. Abbiamo deciso di riscrivere insieme tutto il progetto, il quale si è ben presto trasformato in una serie di graphic novel edite da Poliniani.

Counterpoint si sviluppa in un arco narrativo composto da tre diversi volumi disegnati da Carlo Cid Lauro, Walter Trono ed Emanuele Ercolani (autori, fra gli altri, per Disney e Bonelli Editore)

Il primo volume è stato presentato al Lucca Comics & Game 2021, il secondo al ComiCon 2022: ora siamo in attesa di pubblicare il capitolo finale.